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Il Martin quale appare attraverso queste pagine, è un amante senza carattere, un po' crucciato verso la società che non lo ascolta, un beniamino della cattedra, metodico, erudito che vorrebbe ad ogni costo saper conosciuto e adorato il suo idolo; un buon filantropo molle di umana pietà, di lacrimuccie, di premure verso la negletta Pedagogia ch'egli scorge a malincuore la cenerentola fra le discipline festeggiate nei nazionali atenei.
Ed invero le sue pagine costituiscono uno sforzo continuo a tappezzarle la veste sdrucita, a ripristinarle, con mille voci grosse, l'onore decaduto, a prepararle un altare per l'avvenire.
Peraltro l'A. non si mostra un pedagogista originale, un psicologo profondo, ma sopratutto, un perilissimo assainilatore d'idee.
Non ci presenta un nuovo sistema d'educazione, ma semplicemente varie parti d'altri sistemi già noti e ch'egli fonde, con abbastanza perizia, nel suo paziente crogiolo.
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